sabato 6 giugno 2009

Habemus Ciro

E fumata bianc(oner)a fu. Roba che più bianconera di così si muore: dopo un precariato-lampo di due settimane, Ciro Ferrara sarà il nuovo titolare della panchina juventina. Negli ultimi giorni, la rosa di candidati era progressivamente sfiorita, disseminando petali tra Bari (Conte) e Roma (Spalletti), inducendo così i potentati di Corso Galfer a battere la strada della continuità.
Continuità che, però, fa rima con perplessità. L'en plein centrato contro Siena e Lazio versione sbracata tratteggia un curriculum tanto benaugurante quanto trascurabile, al contrario del (recente) passato da ministro della difesa bianconera, che si presta ad un'ambigua doppia lettura: se da un lato dovrebbe preservarlo dal fuoco amico - tifosi - dall'altro rischia di esporlo a quello nemico - stampa - puntato sui rapporti con gli infiammabili senatori, compagni di mille battaglie. Il suo profilo tattico è giocoforza nebbioso, da rinvio a giudizio per insufficienza di prove, nonostante l'indizio Diego basti e avanzi per pensionare il vetusto 4-4-2 ranierano.
Il futuro di Ferrara, dunque, si scolora d'azzurro. Si godrà la Confederation Cup in panciolle dalla poltrona di casa, con la benedizione del maestro Lippi. E chissà che un giorno i destini professionali dei due non tornino ad intrecciarsi. Magari tra un anno e spiccioli, a Mondiale sudafricano concluso. La "focacciata" di Recco con Blanc, il Cannavaro-bis e l'investitura bianconera del pupillo Ciro rinfocolano l'ipotesi. La sempiterna passione per il deus ex machina blucerchiato Marotta rischia, però, di sparigliare le carte in tavola: qualora l'a.d. sampdoriano cedesse alle lusinghe di Madama, accettando la poltrona di direttore generale in luogo di Blanc, il ruolo di direttore tecnico, cucito su misura al CT azzurro, diverrebbe obsoleto. Ma questa è un'altra storia. Confusa, frastagliata, ipotetica. Se ne riparlerà a stretto giro d'orologio. Nel frattempo, luci su Ciro, grazie. E che Dio ce (glie)la mandi buona.

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