giovedì 11 giugno 2009

Povero Diavolo

Uno dei sogni bagnati del presidentissimo madridista Perez prende vita. Ha le sembianze di Kakà e sfila in camiseta blanca. Colore che ingrassa. Cosa? Le casse milaniste: sessantotto-milioni-e-mezzo-di-euro sull'unghia. E l'incazzatura tifosa: le bandiere non hanno prezzo. Crolla così, dopo aver - suo malgrado - retto all'offensiva invernale emiro-mancuniana, il dogma berlusconiano dell'intoccabilità dei campioni rossoneri. Chi sbandiera il precedente Shevchenko dimentica che a) l'ucraino era prossimo a scollinare i trenta, al contrario del 27enne brasiliano, b) fu la moglie - non la società - a spingerlo fuori Milano.
Crisi mondiale canaglia. Ecco a voi il Berlusca bifronte: stigmatizza la questione nell'agone politico, salvo sbandierarla a giustificazione della dipartita calcistica del fu 22 rossonero, che, dal suo nuovo pulpito, sottoscrive motivazione/scusa e conclusione. Coordinato da chirurghi della comunicazione lo scaricabarile, assai più arduo sarà, per Galliani&co., implementare lo "scarica-bidoni" - ogni riferimento agli strapagati Dida e Kalac è puramente voluto. Non foss'altro, per i vari Mattioni, Senderos e Sheva-II-la-vendetta(di-Abramovich) sarà sufficiente imballare e rispedire al mittente.
Destino canaglia. Il neo Chelsea's coach Ancelotti ritroverà - suo malgrado, e salvo sorprese - il declinante ucraino in Albione, dopo averlo panchinato già quest'anno in rossonero. L'aziendalista di Reggiolo ha fallito la laurea in restauro: non se ne crucci, rivitalizzare la figurina-non-figurinO Ronaldinho era impresa disperata. Piuttosto, non ha saputo coltivare il talento acerbo ma cristallino di Gourcuff, germogliato nella fertile Gironda, dove ha messo radici dietro lauto - ma motivato - versamento nelle casse del club milanese.
Bordeaux canaglia. 15 milioni e cucù, il più credibile - ed economico - erede di Kakà non c'è più. L'onore/onere finisce così, per inerzia, sulle spalle cadenti del succitato Ronaldinho. La patata bollente rischia di scottare il neofita Leonardo, chiamato al capezzale di un gruppo ormai all'ammazzacaffè. L'esperienza maturata in Via Turati e la composizione dello staff a sua disposizione fanno pensare ad un ruolo più gestionale che tecnico: nessuna rifondazione - tecnica, non comunista - all'orizzonte, solo qualche ritocchino qua e là. A partire dall'attacco, per ovviare all'ormai atavica mancanza di un pivot alla Bierhoff. O alla Borriello, reduce da un'annata mutilata da infortuni e ricadute. Chiaro il profilo tecnico, meno quello anagrafico ed economico: la rosa di candidati annovera difatti petali multiformi, dall'emergente Dzeko all'onnipresente Adebayor, passando per la nuova sensazione verdeoro Keirrison, senza trascurare il "ripescato" Toni. Procedendo a ritroso, il centrocampo dovrebbe conservare il cast storico, mentre la difesa, perso il totem Maldini, conta sul recupero del sempirotto Nesta e sul mastino Thiago Silva, a libro paga da gennaio ma stoppato causa slot per extracomunitari già occupati. Da Sheva e Viudez: minuto di silenzio.
Petro-dollari canaglia. Le sirene del Chelsea rischiano di ammaliare Pirlo e Seedorf - per Pato non c'è n'è - sensibili tanto al quattrino quanto ai richiami ancelottiani. Pericolo o sollievo? Ultratrentenni, pancia piena, passo e stipendio pachidermici: o adesso, o mai più. La progettualità caldeggia la prima opzione. Il Barcellona insegna, non avendo esitato un nanosecondo a giubilare gli imbolsiti Deco e Ronaldinho - già... e qua il cerchio si chiude - per consegnare all'esordiente Guardiola una rosa spogliata di petali sfioriti e spine. La prima, significativa, svolta ha investito un settore giovanile spolpato da anni di incuria, lontano anni luce dal proprio, luccicante, passato - tre nomi a caso: Baresi, Maldini, Tassotti - e dal fertile presente altrui - dicono niente Balotelli, Santon e Giovinco? Per esorcizzare anni a venire di vacche magre occorreranno robuste iniezioni di gioventù famelica e talentuosa. Tutti maschi maggiorenni, eh. Di questi tempi, meglio specificare.

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