giovedì 20 novembre 2008

Lo chiamavano tronista

Lo chiamavano tronista. Dal De Filippi 2008, dicasi tronista "bello senz'arte né parte, pettorali munito, fedele ed inde-fesso cultore di San Lele [Mora]". Chi biascica il calcistichese annusa il pericolo. E' il ritratto sputato della fighetta, la cirrosi epatica del tifoso medio. Tenere fuori dalla portata degli juventini. L'appello cade nel vuoto. Questo matrimonio s'ha da fare, con tanto di sfarzosa cerimonia-fiume. La luna di miele cheta le acque del dubbio, l'alba della convivenza le evapora. L'etichetta di tronista si scolla. La patina d'indifferenza-insofferenza si scrosta, a suon di capocciate.
Amauri viaggia in ascensore, destinazione Paradiso. Il marcatore scende un piano sotto. Il portiere piomba all'Inferno, incenerito da una chirurgica zuccata.
Qualora gli avversari riescano a recidere il cordone ombelicale che lo lega ai compagni, subentra il 'fai-da-te-Ama', letale fiore all'occhiello della casa. Citofonare Di Loreto. Non declinerà il verbo segnare con la scioltezza del collega Trezeguet, ma sopperisce alle lacune grammaticali con un apprendimento agile e onnicomprensivo, nonché con una predisposizione naturale al gioco di squadra. Non avrà attecchito nel cuore di Dunga, stregato dalla professionalità svizzera di Adriano, ma il Destino ha steso la sceneggiatura perfetta, che, complice la sapiente regia di Lippi, regalerà al nostro eroe, burocrazia permettendo, il ruolo di principe azzurro nel classico immortale "Italia vs. Brasile", prossimamente di scena a Londra. Ora chiudete gli occhi. Immaginate Amauri leone di Wembley. Volgete fugacemente il pensiero all'attapiratissimo CT carioca. Sommessamente godrete.
I 'nazional-pur-isti' mugugneranno, al solo pensiero di ritinteggiar di tricolore un passaporto verdeoro, in assenza di consanguinei. Ce ne faremo una ragione. Fatto. In fondo, il Belpaese ha accolto e raffinato il diamante grezzo paulista, cresciuto a pane duro e polvere nella selettiva provincia calcistica nostrana. Il bozzolo, sballottato tra Padania e Regno delle Due Sicilie, ha infine liberato un'elegante, leggiadra ma coriacea, farfalla. Seguendone l'incessante svolazzare per il campo, c'è da chiedersi se un'equipe di biologi molecolari sabaudi sia riuscita ad isolare il gene dell'abnegazione nedvediana per poi clonarlo ed iniettarlo nelle vene dell'8 bianconero. No, non è ingegneria genetica. Solo, si fa per dire, dedizione e talento shakerati in un corpo da marine.
E pur l
o chiamavano tronista! L'unico trono cui aspira è quello riservato al re dei bomber. Ha imboccato la via giusta, quella dei gol pesanti. Se il buongiorno si vede dal mattino, la notte s'annuncia gaudente e lussuriosa.

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