martedì 4 settembre 2007

L'equilibrista

Prima la zampata a Cagliari, poi il volo a Montecarlo per ricevere il Golden Foot 2007, infine a Coverciano con la Nazionale.
Una due giorni davvero intensa per Alex Del Piero.
Sullo sfondo, la grana del rinnovo che tarda ad arrivare.
In primo piano, una condizione ancora in divenire, come dimostra il gol clamorosamente fallito in Sardegna, a corollario di una prova non entusiasmato.
Quanto basta per scatenare i classici strali antidelpieristi.
La discussione attorno alla figura di Alex vive come al solito su due piani.
Innanzitutto c'è lo scontro tra soggetti che viaggiano su binari paralleli. Da una parte, chi considera Del Piero come un Dio in terra, che predica calcio e parla con gli uccelli; dall'altra, chi auspica una rescissione contrattuale, afferma che è finito dal '98, e così via. Ecco, questi ultimi sono gli antidelpieristi, con dati inconfutabili che smentiscono categoricamente tesi campate per aria.
Per fortuna, poi, ci sono le posizioni, distinte, inconciliabili ma equilibrate, che animano i forum stimolando discorsi articolati ed interessanti. In questa dimensione, non è giusto parlare di 'pro' ed 'anti' in senso aprioristico, ci sono semplicemente menti aperte al dialogo con idee diverse.
Essere bandiera, capitano e bomber più prolifico della storia non può mettere al riparo dalle critiche, alle quali sono soggetti tutti i professionisti, a maggior ragione chi riceva un lauto stipendio.
L'importante, positive o negative, è che siano costruttive.
Alla luce di ciò, bisogna affrontare con serenità il nodo Iaquinta. Dopo l'incerto precampionato, all'esordio ufficiale, l'ingresso dell'ex Udinese ha regalato profondità e velocità all'attacco.
Inamovibile Trezeguet, un nuovo dualismo si profila all'orizzonte.
Vincenzone non è Baggio, Totti o Ibrahimovic, nemmeno Mutu.
Il tempo passa per tutti, quindi pure Del Piero non è più quello del '96.
L'infortunio lo ha cambiato. Sono più rari i tiri 'alla Del Piero', mentre da un paio d'anni è tornato a cercare con maggiorù continuità l'uno contro uno e la soluzione personale.
Si muove più da prima punta, nonostante l'assenza di un regista e l'abulia di Camoranesi gli abbiano richiesto uno sforzo supplementare in B.
A Cagliari lo abbiamo visto alternarsi con Trezeguet nei rientri a centrocampo.
Una sorta di Totti juventino. Come il romanista, si muove sul fronte d'attacco, che però divide con il partner storico.
Il rischio è pestarsi i piedi con il franco-argentino ed esaurire anzitempo le energie a causa dell'eccessivo sacrificio tattico al quale si deve sottoporre.
D'altro canto, il timido, quasi timoroso Almiron, in linea con il fantasma di Tiago, giustifica a maggio ragione la presenza del più efficace creatore di trame offensive (assieme a Camoranesi) in organico.
Con Iaquinta ad aprire spazi, i centrocampisti possono inserirsi con maggior frequenza e c'è l'uomo giusto per il contropiede.
Poi accade che Del Piero, pure in giornata storta, segna il gol del momentaneo 1-2 e procura con astuzia la punizione decisiva, tenerlo fuori diventa sempre davvero difficile.
La patata bollente passa a Ranieri, il quale, tenendo conto di parametri quali età, condizione fisica e caratteristiche dell'avversario, di volta in volta deve avere il coraggio di fare la scelta giusta, che può essere pure la più ardua.
La certezza è comunque rappresentata dallo stesso Alex, come dimostrato durante il regno di Capello.
Quando lo chiami in causa, risponde presente.
Non è contento al momento delle sostituzioni? E chi lo è?
Ha l'intelligenza per accettare, seppur a malincuore, la panchina.
Il suo punto di forza, l'equilibrio, che tutti, dai tifosi al tecnico, devono mantenere.
Perdere il senso della misura, fare il passo più lungo della gamba è controproducente.
Impensabile possa disputare tutte le 38 partite in calendario.
Nessuno è eterno, e il nuovo contratto da stipulare dovrà tener conto anche di questo.
Ci vuole equilibrio, per l'appunto.

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