lunedì 8 ottobre 2007

Didopoli

Perché accontentarsi di un ‘Big Mac’ (Maccarone, vedi Siena – Milan), quando puoi avere tutto il Mc Donald? Questo deve aver più o meno pensato Nelson Dida quando ha recapitato, il pallone del 2-1 sui piedi di Mc Donald, professione riserve di Vennegoor of Hesselink, altro puntero noto a Dida.
Cosa abbia invece pensato al momento della sceneggiata susseguente, non è dato saperlo, visto che il portiere si è trincerato dietro un fastidioso silenzio stampa. Quel che è certo è la clamorosa simulazione, aggravata dalla pittoresca uscita in barella manco fosse stato colpito dal Tyson dei tempi d’oro.
Per chi non lo sapesse, un tifoso del Celtic, dopo il gol decisivo regalato dal brasiliano, è entrato in campo colpendolo con un buffetto canzonatorio per l’ennesima papera commessa. Dida fa tre passi e si accascia al suolo contorcendosi come un tarantolato. Ai danni tecnici si è insomma aggiunto un danno d’immagine che investe, suo malgrado, tutto il Milan.
Palpabile l’imbarazzo della truppa milanista nel dopo-partita, tanto da costringere Galliani a chiarire immediatamente il mancato ricorso contro gli scozzesi. D’accordo, al padrone viene rimproverata una certa faccia tosta, ma sarebbe stato troppo anche per il buon Silvio.
L’estremo difensore non rischia solo una (sacrosanta) squalifica, ma addirittura l’accantonamento, forse a partire da gennaio. Il Kalac visto a Palermo è una garanzia, ma per gli avversari, e ad ogni uscita a farfalle e/o presa mancata cresce esponenzialmente il rimpianto per il mancato arrivo estivo di Buffon, e persino per il frettoloso prestito di Abbiati. Possibile che quest’ultimo, attualmente riserva di Leo Franco a Madrid sponda Atletico, venga richiamato. Più defilata la candidatura ormai fissa di Amelia, remote le ipotesi Pagliuca e Peruzzi. Il contratto firmato a marzo dal brasiliano, 4 milioni sino al 2010, rende quasi impensabile una sua cessione; l’unica via è la rescissione.
Intanto, il malcontento dei tifosi monta. Da Internet si segnala addirittura una petizione per cacciarlo.
Solo contro il Genoa, all’esordio stagionale, il portierone, ormai solo per la stazza, ha mantenuto inviolata la propria porta. Successivamente, si segnalano errori in serie, tra mancate uscite “europee” (Siviglia e Celtic) e saponette toscane (Siena).
E’ abituato a vivere sulle montagne russe, Dida. Dalla partenza shock, con la clamorosa papera di Leeds, alla finale di Manchester, infine il ritorno a livelli imbarazzanti. Dalle stalle alle stelle e ritorno. E qui per stelle si intende l’essere addirittura considerato il miglior portiere del mondo, assieme, se non superiore, a Buffon.
Lo spartiacque della sua carriera ha una data precisa. 12 aprile 2005: un fitto lancio di oggetti dalla curva interista costringe l’arbitro a sospendere l’euroderby di ritorno, valevole per i quarti di Champions League. Un petardo centra la spalla destra del portiere brasiliano. Colpito, resta a terra, ma stavolta è comprensibile. Si rialzerà, ma solo metaforicamente.
Da allora, pochi alti e molti bassi. Ha avuto il discutibilissimo merito di integrare un fondamentale della pallavolo, il bagher, nel calcio, l’unica presa che conosce è quella dove collegare il rasoio usato per mantenere l’inusuale pettinatura, e persino le uscite sembrano diventate un optional. Come dimenticare, poi, le frequenti ricadute alla spalla contusa nell’occasione.
Se Achille aveva il tallone, Dida ha la spalla. Ad ognuno le sue croci. Quella più pesante grava però sulle spalle di Ancelotti, costretto a tirare avanti con il portiere che non para, la difesa che non difende, se non a sprazzi, un centrocampo dalla giocata facile mortificato dal cronico mal di gol dell’attacco, ed in linea generale un gruppo appagato ed imborghesito.
Com’è dura la vita del tecnico campione d’Europa...

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